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Antonio Distaso su «Gazzetta» del 7 maggio scorso, riassume quanto fatto da questo Esecutivo in merito al problema dell’occupazione nel Mezzogiorno: ha ottenuto la massima proroga dalla Commissione Europea per la misura riguardante Decontribuzione Sud (30 giugno 2024) e ha approvato, con il Decreto Coesione, altri interventi, dei quali Distaso dà sinteticamente conto.

Le mie considerazioni riguardano i seguenti aspetti: il governo ripropone misure non nuove e già sperimentate con esiti incerti, non risolve i problemi di negoziazione con la commissione europea, rinviandoli, e reitera una politica di sussidi alle imprese meridionali che si muove, nella sostanza, in una logica di assistenzialismo. Andiamo con ordine.

1) Non sono misure nuove. Gli interventi previsti nel Decreto Coesione sono riproposizioni di quelli già esistenti dal 2020 e, in più, non configurano misure strutturali. Bonus Giovani, in particolare, ha durata massima di 36 mesi. L’intervallo previsto potrebbe essere troppo ristretto per consentire un’adeguata programmazione delle assunzioni da parte delle imprese potenzialmente beneficiarie;

2) Gli esiti, già sperimentati, non sono del tutto incoraggianti. Il Governo pare non tener conto dell’evidenza che certifica che l’occupazione non aumenta significativamente con la detassazione. In particolare, INPS rileva da anni che pochi contratti attivati con agevolazioni fiscali per l’occupazione giovanile hanno riguardato nuove assunzioni e che il modesto impatto sull’occupazione non si è tradotto in aumento delle retribuzioni. Il recente aumento del tasso di occupazione è principalmente imputabile all’espansione del settore delle costruzioni (a seguito degli incentivi erogati negli anni passati, che il Governo critica) e del turismo;

3) Vengono soltanto posticipati i problemi con la Commissione Europea. La normativa sugli aiuti di Stato sarà meno flessibile: le agevolazioni fiscali fin qui realizzate si sono rese possibili, infatti, in virtù dell’emergenza Covid («Temporary Framework Covid19»).

Due ulteriori questioni meritano di essere poste. In primo luogo, il principale problema del mercato del lavoro nelle regioni meridionali riguarda soprattutto la bassa qualità dell’occupazione, nella forma della elevata precarizzazione, del lavoro povero, del lavoro nero: problema sul quale le agevolazioni fiscali del Governo non agiscono e che richiederebbe un intervento sulla struttura produttiva e sulla specializzazione produttiva del Mezzogiorno del tutto assente negli orientamenti di questo Esecutivo. In secondo luogo, Distaso ritiene che non si dovrebbero pretendere subito risultati che i precedenti Governi non hanno conseguito. Occorre, però, chiedersi se la direzione intrapresa, a diciannove mesi dall’insediamento del Governo, sia migliorativa o peggiorativa rispetto al recente passato per quanto attiene ai trasferimenti di risorse al Sud in materia di lavoro. Le scelte precedenti non fronteggiavano le ristrettezze di bilancio nelle quali il Governo Meloni si imbatte: ristrettezze che esso stesso ha contribuito a infliggersi (avendo approvato, a dicembre scorso, il nuovo Patto di Stabilità, con il corollario di dover intraprendere ulteriori misure di riduzione della spesa pubblica).

L’abolizione di Decontribuzione Sud non è una buona notizia in quanto fa venire meno uno strumento che, per quanto criticabile alla luce dei punti qui richiamati, ha contribuito comunque all’attivazione di oltre il 60% dei contratti agevolati nel periodo considerato, come certificato nel Rapporto INPS del 2023.



 

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