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È stato bollinato l’emendamento del governo al decreto superbonus: il testo, in sei pagine,  previste anche norme specifiche per le banche, a partire dal 2025. L’annunciata stretta e la retroattività del provvedimento avevano acceso lo scontro nella maggioranza 

Passato l’emendamento del governo al decreto superbonus: il testo, in sei pagine, contiene anche la norma che  prevede per le spese legate al superbonus sostenute nell’anno 2024 la ripartizione della detrazione “in dieci quote annuali di pari importo”. Sono previste anche norme specifiche per le banche, a partire dal 2025.

L’obbligo di spalmare i crediti del Superbonus in un arco temporale di 10 anni aveva agitato la maggioranza mentre ancora si attendeva l’arrivo in commissione Finanze al Senato dell’emendamento del governo al decreto Superbonus. L’annunciata stretta aveva preoccupato il vicepremier Antonio Tajani: “Ho qualche perplessità sulla retroattività dell’ultima proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti”. La replica del titolare del Mef a chi gli chiede conto delle parole del leader di Forza Italia era stata secca: “Io ho una responsabilità e difendo gli interessi dell’Italia come ministro delle finanze. Chiaro?”

Tajani: “Forse 10 anni sono troppi”

Parlando alla platea del Family Business Forum a Lecco, Tajani avea spiegato che “come Forza Italia vogliamo ascoltare le imprese e le banche per capire se ci sono dei danni o se bisogna intervenire in Parlamento per fare delle proposte, fermo restando l’intervento indispensabile per fermare i danni del Superbonus”. Poi aveva espresso dei dubbi sul passaggio dei rimborsi da quattro-cinque a dieci anni: “Forse sono troppi”.

Giorgetti: “Aspettate i testi”

Giorgetti, dopo la prima secca replica, aveva invitato alla cautela: “Aspettate i testi, non le fantasie, stiamo parlando di fantasie che leggo sui giornali, sui siti che io non conosco. Lo dite voi”, ha detto ai cronisti, senza rispondere a chi gli chiedeva se si fosse chiarito con Tajani.




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Tajani: “Io mai consultato da Giorgetti su Superbonus”

Tajani aveva poi di nuovo risposto al collega di maggioranza sottolineando che quello al decreto Superbonus “non è un emendamento concordato col Governo. Anche io faccio l’interesse degli italiani. È una proposta di Giorgetti, non è una proposta del governo, perché io non sono mai stato consultato. Valuteremo i contenuti”. “Voglio vedere il testo, ma non c’è nessuna polemica. Soltanto uno può avere dei dubbi, perché se è una decisione collegiale, ma una decisione individuale si valuta e si discute”, aveva aggiunto. “Dobbiamo sentire le imprese, le banche, perché qualche perplessità c’è. Non è stata una decisone del governo, è stata una proposta, la valuteremo in Parlamento”, avevavcontinuato Tajani. “So bene – aveva concluso – che c’è un problema Superbonus, dobbiamo intervenire. Io ho qualche perplessità sulla retroattività, perché è un principio giuridico che secondo me non funziona. Allora voglio sentire le banche, voglio sentire le imprese per dare un giudizio. Ma non c’è nessuna polemica”. Infine il vicepremier aveva ricordato che “sono sempre per fare la sintesi. Non sono stato consultato su questo argomento quindi lo studio, lo esamino insieme con gli altri e poi decidiamo”.

Il ministro dell Economia, Giancarlo Giorgetti, durante l audizione in Commissione Bilancio alla Camera, Roma, 3 aprile 2024. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI




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Una retroattività “limitata”

La linea del Mef è circoscrivere la norma alle spese sostenute nell’esercizio del 2024: quindi una retroattività “limitata”. Non abbastanza, però, da attenuare le preoccupazioni delle imprese. L’Ance, sulla base delle dichiarazioni di Giorgetti in Parlamento secondo cui l’emendamento è finalizzato a recuperare almeno 2,4 miliardi nel 2025-2026, stima che saranno interessati “almeno 16 miliardi di lavori attualmente in corso”. Per capire che il 110% era “uno sfascio della finanza pubblica” non si doveva aspettare la primavera del 2024, osserva il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, cui non va giù che si debbano “pagare delle tasse in termini retroattivi, senza certezza del diritto”. Federcostruzioni prevede “danni pesantissimi” per la filiera. E l’Unione dei piccoli proprietari immobiliari stima che l’80% dei condomini sia a rischio causa.

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