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Rateizzazione dei crediti in 10 anni, estensione dell’agevolazione ad altri territori che hanno subito sismi o alluvioni, riapertura della remissione in bonus, la possibilità di ottenere l’agevolazione fiscale anche al terzo settore ma imponendo un tetto di spesa massimo e il coinvolgimento dei comuni nei controlli sui cantieri del superbonus. Questi alcuni dei punti principali contenuti all’interno dell’emendamento del governo che da programma sarebbe dovuto arrivare oggi in commissione Finanze alla Senato (alle 19.08 il testo non è ancora stato depositato). Intanto è stato fissato alle ore 18 di lunedì 13 maggio il termine per i subemendamenti, mentre la Commissione tornerà a riunirsi martedì alle 9,30. La nuova stretta sul superbonus sta però provocando malumori all’interno della maggioranza, tanto che il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, intervenendo al Family Business Forum a Lecco, ha dichiarato di avere “qualche perplessità sulla retroattività dell’ultima proposta del ministro Giorgetti. Come Forza Italia vogliamo ascoltare le imprese e le banche per capire se ci sono dei danni o se bisogna in Parlamento intervenire per fare delle proposte”. Affermazioni alle quali ha prontamente risposto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti sottolineando che “io ho una responsabilità e difendo gli interessi dell’Italia come ministro delle finanze. Chiaro?”.

Retroattività crediti superbonus: arriva la smentita dal Mef

L’obbligo di spalmare su 10, anziché quattro anni i crediti legati al superbonus non avrà effetto retroattivo. Ha spiegarlo è stato il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, che ha chiarito, come il ministro Giorgetti “ha anticipato che l’obbligo di portare in detrazione il Superbonus in 10 quote annuali di pari importo, invece che in quattro, sarà riferito solo alle spese relative a interventi edilizi sostenute nell’esercizio fiscale 2024, senza alcuna retroattività”. Quindi per chi ha sostenuto spese nel 2023, avrà un recupero fiscale sempre in quattro anni, chi invece ha spese tra il 2023 e il 2024 si vedrà rimborsare una quota in quattro anni e l’altra in 10. La scelta di spalmare i crediti su 10 anni ha motivazioni puramente di bilancio. Questa manovra permetterà infatti di alleggerire il carico del bonus sulle finanze pubbliche per 700 milioni nel 2025 e di 1,7 mld nel 2026 (circa 0,1% deficit-pil).

Le novità del superbonus

Il testo del governo prevederebbe, oltre alla rateizzazione in 10 anni, anche l’estensione dell’agevolazione ad altri territori che hanno subito sismi o alluvioni, con l’inserimento di un tetto. Mossa che era già stata fatta in precedenza, a marzo, quando a sorpresa Giorgetti aveva portato in Cdm un decreto per mettere uno stop definitivo alla cessione dei crediti. L’unica eccezione contemplata riguardava gli immobili danneggiati dai terremoti di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria verificatisi il 6 aprile 2009 e il 24 agosto 2016, ma con un plafond totale di 400 milioni, 70 dei quali dedicati al sisma del 2009. L’allargamento delle maglie ad altri territori colpiti da sismi o alluvioni dovrebbe avere dunque lo stesso schema. Altro punto è la riapertura parziale della remissione in bonis. Anche qui la precedente mossa del governo aveva anticipato dal 15 ottobre al 4 aprile la possibilità della remissione in bonis per comunicare, all’Agenzia delle entrate, la cessione o lo sconto in fattura relativo ai bonus edilizi sostenuti nel 2023 o per le rate residue legate alle detrazioni del 2020, 2021 e 2022. Con l’ultimo intervento l’idea del governo è quella di riaprire le porte solo per le pratiche che hanno avuto errori sostanziali ma di carattere materiale (come errori di trasmissione o di compilazione), visto che tali comunicazioni non inciderebbero sulla spesa a carico dello Stato. E infine i comuni. Sarà introdotta una norma che coinvolgerà direttamente i comuni nei controlli sul campo dei cantieri del superbonus con un ristoro per gli enti intorno al 50% di quanto viene recuperato.

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